A Batalha de Dogali, Dogali, Eritreia (La Battaglia di Dogali) - Michele Cammarano
Dogali - Eritreia
Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma, Itália
OST
La battaglia di Dogali fu combattuta tra l'esercito italiano e le
forze abissine durante la prima fase di espansione in Eritrea. Il 25 gennaio
1887 il maggiore Boretti, comandante italiano del forte di Saati, dopo aver
respinto nel giorno precedente un assalto degli abissini con pochi uomini, era
in attesa di rinforzi. La mattina del 26 partirono i rifornimenti di generi
alimentari, munizioni e un rinforzo di uomini, formato da 548 soldati,
comandati dal tenente colonnello Tommaso De Cristoforis. La colonna fu
avvistata vicino alla località di Dogali da Ras Ulula, generale abissino e
signore di Asmara, che invece di riattaccare il forte di Saati preferì
assaltare la colonna in movimento scatenandovi contro circa 7000 abissini. Gli
italiani ripiegarono su una collinetta e resistettero fin quando non
terminarono le munizioni. Dopo quattro ore di combattimento la colonna fu
completamente travolta e si salvarono solo un ufficiale e 86 soldati, mentre
gli etiopi ebbero poche centinaia di morti. La notizia dell'eccidio suscitò
nell'opinione pubblica italiana una forte impressione e il dibattito tra le
forze politiche portò alla caduta del governo Depretis e all'ascesa di Crispi.
Per commemorare l'accaduto il Ministro della Pubblica Istruzione, Paolo
Boselli, con una lettera del 14 marzo 1888 commissionava a Michele Cammarano,
per la somma di L. 12.000, un quadro di grandi dimensioni che avrebbe
raffigurato il glorioso fatto di Dogali, ricordando la virtù eroica dei soldati
italiani (Biancale, 1936, p. 84). Nell'estate del 1888 l'artista partì
immediatamente per l'Eritrea stabilendosi a Massaua, in particolare nel quartiere
di Ras Mudur, come riporta l'iscrizione, per studiare direttamente i luoghi e
dipingere soldati indigeni ed italiani. La lunga permanenza di circa un anno e
i numerosissimi studi prodotti da Cammarano sono documentati nelle lettere
scritte alla figlia Sibilla a Firenze (Biancale, 1936, pp. 84,88,89) e
all'amico Ettore Ferrari (Archivio Ferrari, in La pittura storica, 1976,
pp.73-90). Nel 1890 dopo quasi quindici mesi di duro lavoro si accorse che la
prima stesura del quadro presentava errori prospettici, si affrettò a cambiare
completamente l'impostazione del quadro e, tornato a Roma, lo sottopose al
giudizio dei suoi amici: Iacovacci, Tarenghi e Pisani Dosso, Capo di Gabinetto
di Crispi. Nel 1891 ritornò a Dogali dove diede inizio alla seconda stesura del
quadro con altri numerosi studi. Finalmente l'artista nel 1893 riportò la sua
grandissima tela a Roma dove proseguì l'esecuzione, portandola a compimento nel
1896. In una lettera indirizzata alla figlia del 7 marzo 1893 Cammarano
descrive il soggetto del suo quadro: "è l'ultimo momento del triste
dramma, 500 schiacciati da quell'onda di abissini vi ho studiato per necessità
il loro modo di guerreggiare, maneggiar le loro armi, i loro fieri tipi,
gl'italiani compiono gli ultimi sforzi di una resistenza disperata, la terra è
una couche de morts, la
località è fedele...ecco quel che c'è sulla tela, del resto fin dove ho potuto
col mio sapere d'artista giungere, si capisce coll'occhio, io non so dirlo con
la penna" (Biancale, 1936, p. 90).
La battaglia svoltasi a Dogali rientra nel contesto dell’espansione
imperialistica italiana nell’Africa nord-orientale. Nel 1883, sostituendosi
agli interessi privati italiani ad Assab, una città portuale sulle coste
eritree, il governo italiano iniziò la conquista dello stato africano.
L’obiettivo dell’espansione italiana era chiaramente l’Etiopia, nel quale si
trovava la foce del Nilo.
Nel giro di due anni, le truppe coloniali
italiane conquistarono il porto eritreo di Massaua, fino ad allora in mano
egiziana, e ne fecero un avamposto per una successiva penetrazione
nell’entroterra.
Queste azioni non lasciarono certo indifferente l’impero etiope. La
lenta penetrazione italiana condusse le truppe coloniali ad occupare la città
di Saati, a poco meno di 30km da Massaua; fu qui che il 25 gennaio 1887 le
truppe del Regno d’Italia si scontrarono con le forze del Ras etiope Alula
Engida.
A soccorrere l’esercito coloniale venne inviato un contingente guidato
dal tenente colonnello Tommaso De Cristofaris. Giunti a Dogali, gli uomini
di De Cristofaris furono però intercettati dalle truppe del Ras e, il 26
gennaio, furono sconfitti.
Nella battaglia di Dogali persero la vita oltre 400 uomini, tra
cui il tenente colonnello Tommaso De Cristofaris. Le conseguenze di quella
sconfitta furono drastiche per l’allora governo italiano guidato da Depretis;
il ministro degli Esteri Robilant si dimise, il governo cadde e la competenza
sull’Eritrea passò dal ministero degli Esteri a quello della Guerra. Ciò, però,
non arrestò i tentativi di espansione italiana. Solo nel 1896, con la sconfitta
di Adua, l’imperialismo italiano in Etiopia subì una pesante battuta d’arresto.
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