domingo, 1 de outubro de 2017

A Batalha de Dogali, Dogali, Eritreia (La Battaglia di Dogali) - Michele Cammarano


A Batalha de Dogali, Dogali, Eritreia (La Battaglia di Dogali) - Michele Cammarano
Dogali - Eritreia
Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma, Itália
OST

La battaglia di Dogali fu combattuta tra l'esercito italiano e le forze abissine durante la prima fase di espansione in Eritrea. Il 25 gennaio 1887 il maggiore Boretti, comandante italiano del forte di Saati, dopo aver respinto nel giorno precedente un assalto degli abissini con pochi uomini, era in attesa di rinforzi. La mattina del 26 partirono i rifornimenti di generi alimentari, munizioni e un rinforzo di uomini, formato da 548 soldati, comandati dal tenente colonnello Tommaso De Cristoforis. La colonna fu avvistata vicino alla località di Dogali da Ras Ulula, generale abissino e signore di Asmara, che invece di riattaccare il forte di Saati preferì assaltare la colonna in movimento scatenandovi contro circa 7000 abissini. Gli italiani ripiegarono su una collinetta e resistettero fin quando non terminarono le munizioni. Dopo quattro ore di combattimento la colonna fu completamente travolta e si salvarono solo un ufficiale e 86 soldati, mentre gli etiopi ebbero poche centinaia di morti. La notizia dell'eccidio suscitò nell'opinione pubblica italiana una forte impressione e il dibattito tra le forze politiche portò alla caduta del governo Depretis e all'ascesa di Crispi. Per commemorare l'accaduto il Ministro della Pubblica Istruzione, Paolo Boselli, con una lettera del 14 marzo 1888 commissionava a Michele Cammarano, per la somma di L. 12.000, un quadro di grandi dimensioni che avrebbe raffigurato il glorioso fatto di Dogali, ricordando la virtù eroica dei soldati italiani (Biancale, 1936, p. 84). Nell'estate del 1888 l'artista partì immediatamente per l'Eritrea stabilendosi a Massaua, in particolare nel quartiere di Ras Mudur, come riporta l'iscrizione, per studiare direttamente i luoghi e dipingere soldati indigeni ed italiani. La lunga permanenza di circa un anno e i numerosissimi studi prodotti da Cammarano sono documentati nelle lettere scritte alla figlia Sibilla a Firenze (Biancale, 1936, pp. 84,88,89) e all'amico Ettore Ferrari (Archivio Ferrari, in La pittura storica, 1976, pp.73-90). Nel 1890 dopo quasi quindici mesi di duro lavoro si accorse che la prima stesura del quadro presentava errori prospettici, si affrettò a cambiare completamente l'impostazione del quadro e, tornato a Roma, lo sottopose al giudizio dei suoi amici: Iacovacci, Tarenghi e Pisani Dosso, Capo di Gabinetto di Crispi. Nel 1891 ritornò a Dogali dove diede inizio alla seconda stesura del quadro con altri numerosi studi. Finalmente l'artista nel 1893 riportò la sua grandissima tela a Roma dove proseguì l'esecuzione, portandola a compimento nel 1896. In una lettera indirizzata alla figlia del 7 marzo 1893 Cammarano descrive il soggetto del suo quadro: "è l'ultimo momento del triste dramma, 500 schiacciati da quell'onda di abissini vi ho studiato per necessità il loro modo di guerreggiare, maneggiar le loro armi, i loro fieri tipi, gl'italiani compiono gli ultimi sforzi di una resistenza disperata, la terra è una couche de morts, la località è fedele...ecco quel che c'è sulla tela, del resto fin dove ho potuto col mio sapere d'artista giungere, si capisce coll'occhio, io non so dirlo con la penna" (Biancale, 1936, p. 90).
La battaglia svoltasi a Dogali rientra nel contesto dell’espansione imperialistica italiana nell’Africa nord-orientale. Nel 1883, sostituendosi agli interessi privati italiani ad Assab, una città portuale sulle coste eritree, il governo italiano iniziò la conquista dello stato africano. L’obiettivo dell’espansione italiana era chiaramente l’Etiopia, nel quale si trovava la foce del Nilo.
Nel giro di due anni, le truppe coloniali italiane conquistarono il porto eritreo di Massaua, fino ad allora in mano egiziana, e ne fecero un avamposto per una successiva penetrazione nell’entroterra.
Queste azioni non lasciarono certo indifferente l’impero etiope. La lenta penetrazione italiana condusse le truppe coloniali ad occupare la città di Saati, a poco meno di 30km da Massaua; fu qui che il 25 gennaio 1887 le truppe del Regno d’Italia si scontrarono con le forze del Ras etiope Alula Engida.
A soccorrere l’esercito coloniale venne inviato un contingente guidato dal tenente colonnello Tommaso De Cristofaris. Giunti a Dogali, gli uomini di De Cristofaris furono però intercettati dalle truppe del Ras e, il 26 gennaio, furono sconfitti.
Nella battaglia di Dogali persero la vita oltre 400 uomini, tra cui il tenente colonnello Tommaso De Cristofaris. Le conseguenze di quella sconfitta furono drastiche per l’allora governo italiano guidato da Depretis; il ministro degli Esteri Robilant si dimise, il governo cadde e la competenza sull’Eritrea passò dal ministero degli Esteri a quello della Guerra. Ciò, però, non arrestò i tentativi di espansione italiana. Solo nel 1896, con la sconfitta di Adua, l’imperialismo italiano in Etiopia subì una pesante battuta d’arresto.



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