Os Fundadores da Fiat, Turim, Itália (I Fondatori della F.I.A.T.) - Lorenzo Delleani
Turim - Itália
Museo Centro Storico Fiat, Turim, Itália
OST - 150x238 - 1907
Ammiro moltissimo l' opera del biellese Lorenzo Delleani in cui
sono raffigurati coloro che fondarono in data 11 Luglio 1899 la Società Anonima
Fabbrica Italiana di Automobili di Torino versando un capitale di 800.000 Lire
in 4.000 Azioni valutati negli attuali 3.6 milioni di Euro dopo aver realizzato
alcuni incontri nel Caffè di Madame Burello e dopo aver ottenuto l'
appoggio finanziario del Banco di Sconto e Sete della Reale Torino.
Nel dipinto sono raffigurati:
1) Luigi Damevino , agente di cambio
2) Cesare Goria Gatti , fondatore e promotore dell' Automobile
Club Italia
3) Roberto Biscaretti Ruffia , conte
4) Carlo Racca , avvocato
5) Emanuele Cacherano di Bricherasio
6) Michele Ceriana Mayneri , Banchiere ed Industriale della
Seta
7) Giovanni Agnelli , industriale torinese
8) Lodovico Scarfiotti , possidente agricolo
9) Alfonso Ferrero , Marchese di Ventimiglia
Riguardo Giovanni Agnelli si tratta del nonno dell' Avvocato
Gianni Agnelli famoso per il fatto di svegliarsi alle cinque del mattino e di
essere tra i soci maggioritari della Stampa e Il Secolo XIX morto a Villar
Perosa nel 2003 che ha ispirato anche alcune canzoni al poetico Lucio Dalla.
Gli Agnelli sono stati una grandissima famiglia che ha ha
dominato per moltissimo tempo in Italia attraverso un Impero costruito con il
talento e l'arguzia ma anche con l'ironia e il buon gusto.
In fondo pensandoci bene per essere imprenditore ci vuole anche
intuito , carisma e saggezza altrimenti nella nostra Nazione spunterebbero come
funghi i dirigenti e i quadri.
In questo quadro del Delleani si percepisce proprio una forma
mentis totalmente diversa rispetto a quella odierna per cui costoro volevano
realizzare un grande sogno : acquisire le esperienze e le maestranze della
accomandita Ceirano è C. per trasferirle su scala industriale come già avveniva
nell' Europa Settentrionale.
Peccato soltanto che uomini di una perspicacia lungimirante non
ne nascono più nella nostra bella Italia.
Palazzo Bricherasio, Torino, 11 luglio 1899. È questo il luogo
e la data dove 120 anni nasceva la Fiat, fondata all’epoca come “Società
Anonima Fabbrica Italiana di Automobili – Torino”. Il primo presidente fu
Ludovico Scarfiotti ma i creatori del progetto furono il Conte Emanuele
Cacherano di Bricherasio e l’avvocato Cesare Goria Gatti, entrambi fondatori
dell’ACI Automobile Club d’Italia. Davanti al Cav. Dott. Ernesto Torretta,
Notaio Patrimoniale della Real Casa, i soci versarono un capitale A.000 lire.
Chi erano i fondatori della Fiat? Emanuele Cacherano di
Bricherasio, Alfonso Ferrero de Gubernatis Ventimiglia, Carlo Biscaretti di
Ruffia, Lodovico Scarfiotto, Cesare Goria-Gatti e Giovanni Agnelli.
Quest’ultimo, diventato come noto il proprietario dell’azienda torinese e
capostipite di una dinastia che ancora oggi comanda il gruppo italo-americano,
si aggiunge in un secondo momento al progetto di creazione del primo marchio
automobilistico a livello industriale. Il primo modello costruito dalla neonata
società fu la 3 Hp, prodotta in 8 esemplari nel corso del 1899 e derivata dalla
Welleneys Per vedere la nascita del Lingotto bisogna attendere il 1916, con la
fine dei lavori nel 1923. I 20 anni della Fiat sono caratterizzati prima da
periodi difficili e poi una crescita repentina, passando dalle 73 vetture
prodotte nel 1902 alle 1.097 quattro anni dopo. Lo stesso anno la prima società
Fiat viene liquidata e ricostituita con un capitale di nove milioni e un
oggetto sociale molto ampio, che include, oltre alle automobili, i trasporti
ferroviari, i mezzi di navigazione e gli aeroplani. Dopo la tragica e
misteriosa scomparsa di Emanuele Cacherano di Bricherasio, morto suicida nel
1904 in pieno scontro con i suoi soci, Agnelli diventa il maggior azionista
della società.
Nel 1937 inizia la costruzione dello stabilimento di Mirafiori
che viene inaugurato due anni dopo. Nonostante la perdita dei due figli,
Aniceta ed Edoardo, Agnelli continua ad ottenere ottimi risultati realizzando
modelli fondamentali come la 508 Balilla e la 500 Topolino e allargando i
propri successi al di fuori del settore automobilistico.
La fine della Seconda Guerra Mondiale è un periodo complicato
per la Fiat. Il 23 marzo del 1945 Giovanni Agnelli viene accusato dal Comitato
di Liberazione Nazionale di compromissione con il regime fascista, accusa che
gli fa perdere temporaneamente la proprietà dell’azienda. A risolvere la
situazione ci pensò Gianni Agnelli, figlio del defunto Edoardo e nonno del senatore
morto il 16 dicembre 1945. Il ruolo di presidente amministratore delegato tornò
nel 1946 nelle mani di Vittorio Valletta che ne ricopriva la posizione già dal
1939.
Dopo una difficile ripresa post bellica la Fiat riprende a
presentare nuovi modelli, iniziando dalla 500 B, dalla 500 Giardiniera, fino
alla 1100 B e D. L’inizio degli anni 50 vedono la nascita della fuoristrada
Campagnola, della sportiva 8V in grado di raggiungere i 200 km/h e di debutti
come la 1400 diesel, prima vettura italiana a gasolio. Fiat è un’azienda che
assicura un oltre 70 mila posti di lavoro e che sta per lanciare modelli che
accompagneranno l’Italia nel boom economico, iniziando dalla 600 fino
all’iconica Nuova 500 lanciata il 4 luglio del 1957. La gamma continua a
crescere, spaziando dalle berline fino alle spyder, e nel 1966 Gianni Agnelli
sostituisce Valletta (che morirà l’anno dopo) prendendo in mano le redini
dell’azienda.
Nel 1967 l’azienda torinese conquista il premio Auto dell’Anno
con la 124, onorificenza conquistata anche dalla 128 (prima vettura a marchio
Fiat con motore e trazione anteriori) nel 1969. Oltre alla Fiat Dino,
realizzata in collaborazione con Ferrari, la gamma vede modelli dall’importante
cilindrata come la 130 spinta dai V6 2.8 e 3.2 litri. Nel decennio 60/70 la
produzione della Fiat aumenta in maniera decisiva: le vetture passano da 425
mila a 1.741.000; i camion da 19 mila a 64.800; i trattori da 22.637 a 50.558;
le macchine movimento terra da tremila a 6.255. e raddoppiano anche i
dipendenti che sono ormai quasi 171 mila.
Nel 1971 viene presentata la 127, che raggiungerà uno
straordinario successo e si aggiudicherà l’anno successivo il premio “Auto
dell’Anno”. Entra nel Gruppo la Abarth, lo storico brand di vetture sportive.
La crisi energetica iniziata nel 1973 segnò un profondo rallentamento dei
nuovi, iniziando dalla lenta scomparsa dei modelli più potenti. A livello
aziendale il 1968 è da ricordare per la totale acquisizione del marchio
Autobianchi, mentre nel ’69 fu acquistato il 100% di Lancia e Ferrari entrò a
far parte del gruppo torinese come riportato dal comunicato dell’epoca in data
21 giugno; “In seguito all'incontro del presidente della Fiat dott. Giovanni
Agnelli con l'ing. Enzo Ferrari è stato deciso, nel preminente intento di assicurare
alla Ferrari Automobili continuità e sviluppo, che il rapporto di
collaborazione tecnica in atto con la Fiat si trasformerà entro l'anno in
partecipazione paritetica” . La fine degli anni ’60 porta anche le prime lotte
operaie e apre la strada a malumori che sfoceranno in violenti scontri nel
decennio successivo.
Nel 1974 arriva la Fiat 131 come sostituta della 124, in uno
dei periodi più complessi della storia di Fiat. 70 mila operai vengono messi in
cassa integrazione, 400 mila vetture sono ferme nei piazzali di Mirafiori e
Rivalta in attesa di essere vendute. Nonostante l’entrata dei capitali di
Gheddafi la situazione è ancora critica, le vendite non decollano ma
soprattutto lo scontro tra azienda e sindacati è sempre più duro.
Gli attentati terroristici continuano e il sospetto di
infiltrazioni criminali all’interno degli stabilimenti è sempre più alto. Nel
settembre del 1980 viene annunciata per 24.000 dipendenti, di cui 22.000
operai, la casa integrazione per un periodo di 18 mesi. Il passo successivo fu
l’annuncio di quasi 15 mila licenziamenti, decisione che portò allo sciopero
generale e al blocco dei cancelli di Mirafiori.
Al 35° giorno di picchettaggio dei cancelli, un gruppo di
impiegati (i cosiddetti colletti bianchi) iniziarono a manifestare per le vie
di Torino creando la storica “marcia dei quarantamila”. I sindacati avevano
perso mentre trionfava la linea dura dell’amministratore delegato Cesare
Romiti. La Fiat ritirò i licenziamenti ma mantenne la cassa integrazione a zero
ore per i ventiduemila operai. Tornando alla fine degli anni ’70 da citare la
creazione di Fiat Auto dove vengono raggruppati i marchi Fiat, Lancia,
Autobianchi e Abarth.
Nel 1986 entra nel gruppo anche Alfa Romeo e gli anni ’80 da
una parte segnano l’addio al mercato Nord Americano e alla crescita in Sud
Americana. Tra i modelli iconici di questo decennio la Fiat Panda, la Uno, la
Croma, la Y10 e il debutto dei motori Fire. Negli anni ’90 arrivano altri
modelli fondamentali per le casse di Fiat, come la Punto premiata anche come
Auto dell’Anno.
Nel 1993 entra nel gruppo anche Maserati. Il nuovo millennio
vede un continuo calo per il marchio torinese, arrivando al punto più basso nel
2004 dopo la morte di Gianni Agnelli nel 2003 e con la scomparsa di suo
fratello Umberto (diventato presidente) l’anno successivo. Per dare una
fotografia della situazione, tra il 2002 e il 2004 vengono cambiati quattro amministratore
delegati, con perdite di oltre 6 miliardi di euro; ogni giorno Fiat perde 5
milioni di euro.
Gli ultimi 15 anni di Fiat hanno tutte le qualità per diventare
una guida su come salvare un’azienda, facendola passare una realtà prettamente
nazionale in profonda crisi all’ottavo costruttore al mondo. Bisogna però
andare per gradi per capire come tutto questo sia stato possibile. John Elkann,
nipote dell’Avvocato, deve trovare un nuovo amministratore delegato in grado di
salvare l’azienda di famiglia.
Lo fa individuando Sergio Marchionne come candidato ideale e
convincendolo a diventare Ceo. Manager italiano ma cresciuto in Canada,
Marchionne fin dal suo insediamento cambia lo spirito e il modus operandi del
gruppo italiano in un periodo dove si perdevano 5 milioni al giorno. La prima
vittoria di Marchionne arriva dall’accordo del 2005 con General Motors. Nel
2000 Fiat e il marchio di Detroit avevano firmato per l’acquisto dell’azienda
torinese, quando i conti non erano ancora così in rosso. Il manager italo
canadese si fa dare 2 milioni di dollari dagli americani per cancellare la put
option, dopo aver sottolineato a Gm i danni causati dall’acquisto di Fiat.
Grazie a questa iniezione di liquidità nasce la 500, presentata il 4 luglio
2007, modello che farà ripartire il marchio. Il secondo colpo di genio arriva
dall’intuizione di entrare in possesso di Chrysler, storico marchio americano
in profonda crisi che nel 2008 perdeva 8 miliardi di dollari. Fu lo stesso
presidente Obama ad indicare in Sergio Marchionne e nella Fiat il nuovo socio
di Chrysler, senza il minimo esborso economico. Come ci riuscì? Portando
innovazione e promettendo di rimborsare il prestito del governo americano,
situazione poi avvenuta negli anni a seguire.
Il 10 giugno 2009 nasce la nuova Chrysler, di cui Fiat possiede il 20%. Nel 2010, dopo un’assenza di 27 anni, il marchio Fiat ritorna in Nord America con la presentazione della nuova 500 al Salone dell’Auto di Los Angeles. Nel 2011 la quota di partecipazione di Fiat in Chrysler Group sale al 53,5% per arrivare al 58.5% nel 2012. Altra novità portata da Marchionne è l’attenzione agli impianti produttivi. Infatti nel 2013 gli stabilimenti di Pomigliano d’Arco (Italia), Tychy (Polonia) e Bursa (Turchia) sono i primi tre stabilimenti di assemblaggio a ottenere l’oro del World Class Manufacturing, mentre Maserati presenta la nuova Ghibli. Il 2014 è l’anno del terzo trionfo di Marchionne. Infatti a gennaio il Gruppo Fiat porta la sua partecipazione in Chrysler Group al 100%. A ottobre le due società si uniscono per formare Fiat Chrysler Automobiles (FCA), e la nuova società viene quotata sulla Borsa di New York e sulla Borsa di Milano. Facendo un rapido salto temporale al 2018 FCA è arrivata ad essere un’azienda a zero debito con una liquidità 456 milioni di euro allo scorso 25 luglio, data della scomparsa di Sergio Marchionne. Al suo posto ora siede Mike Manley, capace in meno di 10 anni di portare Jeep dalle 300.000 vetture nel 2009 a oltre 1.6 milioni nel 2008.
Il 10 giugno 2009 nasce la nuova Chrysler, di cui Fiat possiede il 20%. Nel 2010, dopo un’assenza di 27 anni, il marchio Fiat ritorna in Nord America con la presentazione della nuova 500 al Salone dell’Auto di Los Angeles. Nel 2011 la quota di partecipazione di Fiat in Chrysler Group sale al 53,5% per arrivare al 58.5% nel 2012. Altra novità portata da Marchionne è l’attenzione agli impianti produttivi. Infatti nel 2013 gli stabilimenti di Pomigliano d’Arco (Italia), Tychy (Polonia) e Bursa (Turchia) sono i primi tre stabilimenti di assemblaggio a ottenere l’oro del World Class Manufacturing, mentre Maserati presenta la nuova Ghibli. Il 2014 è l’anno del terzo trionfo di Marchionne. Infatti a gennaio il Gruppo Fiat porta la sua partecipazione in Chrysler Group al 100%. A ottobre le due società si uniscono per formare Fiat Chrysler Automobiles (FCA), e la nuova società viene quotata sulla Borsa di New York e sulla Borsa di Milano. Facendo un rapido salto temporale al 2018 FCA è arrivata ad essere un’azienda a zero debito con una liquidità 456 milioni di euro allo scorso 25 luglio, data della scomparsa di Sergio Marchionne. Al suo posto ora siede Mike Manley, capace in meno di 10 anni di portare Jeep dalle 300.000 vetture nel 2009 a oltre 1.6 milioni nel 2008.

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