domingo, 1 de outubro de 2017

Propaganda "Servizi Espressi Transatlantici", La Veloce Navigazione, Itália



Propaganda "Servizi Espressi Transatlantici", La Veloce Navigazione, Itália Propaganda




As origens da La Veloce podem ser atribuídas a três homens diferentes em iguais períodos de tempo. O primeiro deles foi o capitão Giovanni Battista Lavarello, nascido em 1824 e de família marítima.
Em 1856, ele obteve a licença de capitão-de-longo-curso e um ano depois, comprava, junto a outros sócios armadores, um pequeno navio de madeira, rebatizado Aquilla, para uma primeira viagem com destino ao Prata, com carga e emigrantes.
Em 1864, tornou-se único proprietário de um veleiro modelo clipper movido por um motor auxiliar a vapor que acionava um hélice (o que facilitava as manobras de entrada e saída dos portos), veleiro este que recebeu o nome de Buenos Aires.
Em 1871, era fundada em Gênova a G.B.Lavarello & C. pertencente ao próprio e que seria antecedente, em linha direta, da La Veloce.
O segundo homem da história da La Veloce foi o tesoureiro do município de Gênova, Matteo Bruzzo, que se associou, em 1869, ao capitão Lavarello e à sua empresa. Bruzzo trazia consigo capital e capacidade administrativa, que vinham reforçar as atividades da G.B. Lavarello & C.
Doze anos depois, em 1881, o capitão Lavarello falecia, deixando a sua parte da empresa aos filhos Enrico e Pietro. Em 1884, Matteo Bruzzo decidiu vender sua parte e fundar outra companhia de navegação para explorar o tráfego de emigrantes para a América do Sul.
O vapor Stirling Castle, de 4.423 toneladas, foi adquirido na Inglaterra por Matteo Bruzzo e rebatizado Nord America. Seria o primeiro navio da nova empresa, a La Veloce Linea di Navigazione S.I.A.
O terceiro homem no destino da criação da La Veloce era um nobre genovês da velha estirpe, o marquês Marcello Durazzo-Adorno, que desde 1871 apoiava financeiramente os dois primeiros. Quando Matteo Bruzzo decidiu comprar o Stirling Castle, foi o marquês que contribuiu para a realização com substancial injeção financeira. Foi ele também que se tornou, em 1885, o primeiro diretor da nova empresa.
A La Veloce incorporou os ativos pertencentes à companhia Matteo Bruzzo & Co. (criada em 1883) e assim passaram para as novas cores os transatlânticos Nord America, Sud America, Europa, Matteo Bruzzo e Napoli, que já haviam percorrido a Rota de Ouro e Prata.
No ano de 1865, a La Veloce transportou 15.250 emigrantes para o Brasil e os países do Rio da Prata; no ano seguinte foram 17.850. No mesmo período, a NGI, concorrente da La Veloce, transportou respectivamente 25 e 27 mil emigrantes.
Para fazer face a essa concorrência, o marquês Durazzo-Adorno decidiu aumentar a oferta, comprando três ótimos vapores de construção inglesa e que haviam sido encomendados por uma empresa do México, a Companhia Mexicana Transatlântica, do porto de Vera Cruz, para a linha entre Inglaterra e o México. Após a primeira viagem de cada um, os três navios foram postos à venda pelos mexicanos.
Por um preço de 186 mil libras esterlinas, os três navios passaram para as cores da La Veloce. Eram o México (rebatizado Duchessa di Genova), o Tamaulipas (rebatizado Vittoria) e o Oaxaca (rebatizado Duca di Galliera).
A NGI começou em 1881. Além de incorporar várias outras companhias, em 1901 tomou o controle da La Veloce, que havia sido criada para fazer serviços entre a Itália e a América do Sul, e rebatizou-a como La Veloce Navegazione Italiana a Vapore. Em 1924, La Veloce foi incorporada à NGI e liquidada como uma companhia em separado. Uma das rotas da La Veloce, entre 1883 e 1924 era "Genoa/Naples/Palermo-Las Palmas – South América".

Caça aos Pássaros nas Margens do Rio São Francisco, Januária, Minas Gerais, Brasil (Chasse aux Oiseaux sur les Bords du Rio San Francisco / Vögeljagd am Rio San Francisco) - Vander-Burch / Ferdinand Denis / Alès



Caça aos Pássaros nas Margens do Rio São Francisco, Januária, Minas Gerais, Brasil (Chasse aux Oiseaux sur les Bords du Rio San Francisco / Vögeljagd am Rio San Francisco) - Vander-Burch / Ferdinand Denis / Alès
Januária - MG
Faz parte do livro "Brésil, Colombie et Guyanes", 1846
Acervo da Biblioteca Nacional, Rio de Janeiro, Brasil
Gravura



A Batalha de Dogali, Dogali, Eritreia (La Battaglia di Dogali) - Michele Cammarano


A Batalha de Dogali, Dogali, Eritreia (La Battaglia di Dogali) - Michele Cammarano
Dogali - Eritreia
Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma, Itália
OST

La battaglia di Dogali fu combattuta tra l'esercito italiano e le forze abissine durante la prima fase di espansione in Eritrea. Il 25 gennaio 1887 il maggiore Boretti, comandante italiano del forte di Saati, dopo aver respinto nel giorno precedente un assalto degli abissini con pochi uomini, era in attesa di rinforzi. La mattina del 26 partirono i rifornimenti di generi alimentari, munizioni e un rinforzo di uomini, formato da 548 soldati, comandati dal tenente colonnello Tommaso De Cristoforis. La colonna fu avvistata vicino alla località di Dogali da Ras Ulula, generale abissino e signore di Asmara, che invece di riattaccare il forte di Saati preferì assaltare la colonna in movimento scatenandovi contro circa 7000 abissini. Gli italiani ripiegarono su una collinetta e resistettero fin quando non terminarono le munizioni. Dopo quattro ore di combattimento la colonna fu completamente travolta e si salvarono solo un ufficiale e 86 soldati, mentre gli etiopi ebbero poche centinaia di morti. La notizia dell'eccidio suscitò nell'opinione pubblica italiana una forte impressione e il dibattito tra le forze politiche portò alla caduta del governo Depretis e all'ascesa di Crispi. Per commemorare l'accaduto il Ministro della Pubblica Istruzione, Paolo Boselli, con una lettera del 14 marzo 1888 commissionava a Michele Cammarano, per la somma di L. 12.000, un quadro di grandi dimensioni che avrebbe raffigurato il glorioso fatto di Dogali, ricordando la virtù eroica dei soldati italiani (Biancale, 1936, p. 84). Nell'estate del 1888 l'artista partì immediatamente per l'Eritrea stabilendosi a Massaua, in particolare nel quartiere di Ras Mudur, come riporta l'iscrizione, per studiare direttamente i luoghi e dipingere soldati indigeni ed italiani. La lunga permanenza di circa un anno e i numerosissimi studi prodotti da Cammarano sono documentati nelle lettere scritte alla figlia Sibilla a Firenze (Biancale, 1936, pp. 84,88,89) e all'amico Ettore Ferrari (Archivio Ferrari, in La pittura storica, 1976, pp.73-90). Nel 1890 dopo quasi quindici mesi di duro lavoro si accorse che la prima stesura del quadro presentava errori prospettici, si affrettò a cambiare completamente l'impostazione del quadro e, tornato a Roma, lo sottopose al giudizio dei suoi amici: Iacovacci, Tarenghi e Pisani Dosso, Capo di Gabinetto di Crispi. Nel 1891 ritornò a Dogali dove diede inizio alla seconda stesura del quadro con altri numerosi studi. Finalmente l'artista nel 1893 riportò la sua grandissima tela a Roma dove proseguì l'esecuzione, portandola a compimento nel 1896. In una lettera indirizzata alla figlia del 7 marzo 1893 Cammarano descrive il soggetto del suo quadro: "è l'ultimo momento del triste dramma, 500 schiacciati da quell'onda di abissini vi ho studiato per necessità il loro modo di guerreggiare, maneggiar le loro armi, i loro fieri tipi, gl'italiani compiono gli ultimi sforzi di una resistenza disperata, la terra è una couche de morts, la località è fedele...ecco quel che c'è sulla tela, del resto fin dove ho potuto col mio sapere d'artista giungere, si capisce coll'occhio, io non so dirlo con la penna" (Biancale, 1936, p. 90).
La battaglia svoltasi a Dogali rientra nel contesto dell’espansione imperialistica italiana nell’Africa nord-orientale. Nel 1883, sostituendosi agli interessi privati italiani ad Assab, una città portuale sulle coste eritree, il governo italiano iniziò la conquista dello stato africano. L’obiettivo dell’espansione italiana era chiaramente l’Etiopia, nel quale si trovava la foce del Nilo.
Nel giro di due anni, le truppe coloniali italiane conquistarono il porto eritreo di Massaua, fino ad allora in mano egiziana, e ne fecero un avamposto per una successiva penetrazione nell’entroterra.
Queste azioni non lasciarono certo indifferente l’impero etiope. La lenta penetrazione italiana condusse le truppe coloniali ad occupare la città di Saati, a poco meno di 30km da Massaua; fu qui che il 25 gennaio 1887 le truppe del Regno d’Italia si scontrarono con le forze del Ras etiope Alula Engida.
A soccorrere l’esercito coloniale venne inviato un contingente guidato dal tenente colonnello Tommaso De Cristofaris. Giunti a Dogali, gli uomini di De Cristofaris furono però intercettati dalle truppe del Ras e, il 26 gennaio, furono sconfitti.
Nella battaglia di Dogali persero la vita oltre 400 uomini, tra cui il tenente colonnello Tommaso De Cristofaris. Le conseguenze di quella sconfitta furono drastiche per l’allora governo italiano guidato da Depretis; il ministro degli Esteri Robilant si dimise, il governo cadde e la competenza sull’Eritrea passò dal ministero degli Esteri a quello della Guerra. Ciò, però, non arrestò i tentativi di espansione italiana. Solo nel 1896, con la sconfitta di Adua, l’imperialismo italiano in Etiopia subì una pesante battuta d’arresto.



Monumento aos Heróis de Dogali na Estação Termini, Roma, Itália


Monumento aos Heróis de Dogali na Estação Termini, Roma, Itália
Roma - Itália
Fotografia

Interior da Estação Termini, Década de 30, Roma, Itália


Interior da Estação Termini, Década de 30, Roma, Itália
Roma - Itália
Fotografia

São Bento, 1943, Santa Catarina, Brasil


São Bento, 1943, Santa Catarina, Brasil
São Bento - SC
Fotografia

São Bento, 1940, Santa Catarina, Brasil

São Bento, 1940, Santa Catarina, Brasil
São Bento - SC
Fotografia

São Bento, 1880, Santa Catarina, Brasil


São Bento, 1880, Santa Catarina, Brasil
São Bento - SC
Fotografia

Jardim Botânico, Rio de Janeiro, Brasil



Jardim Botânico, Rio de Janeiro, Brasil
Rio de Janeiro - RJ
Fotografia - Cartão Postal

Prefeitura de Viena, 1910, Viena, Áustria


Prefeitura de Viena, 1910, Viena, Áustria
Viena - Áustria
Fotografia - Cartão Postal