Roma - Itália
Fotografia
Texto 1:
Nella metà dell’Ottocento in occasione del restauro della facciata posteriore del cinquecentesco Palazzo Grazioli (opera di Giacomo della Porta) e dell’apertura della piazza omonima, qualcuno pensò di collocare sul primo cornicione o marcapiano dell’edificio una piccola gatta marmorea, proveniente dall’antico Tempio di Iside, da cui erano già stati prelevati altri frammenti, statue, obelischi.. come ad esempio, l’obelisco che oggi è davanti al Pantheon, o quello che Bernini pose sulla groppa dell’elefantino della Minerva, il piedone di marmo che stava appunto in via del Pie’ di Marmo e che fu spostato di qualche metro nel 1878 per far passare il corteo funebre di Vittorio Emanuele II.
Sull’angolo del cornicione di Palazzo Grazioli fu dunque collocata questa gatta di marmo, e la via su cui posa il suo sguardo felino si chiama per questo motivo, Via della Gatta.
Non si conosce il motivo per cui la micetta fu posta proprio nella sede attuale e come è ben noto noi romani amiamo le leggende: C’è chi dice che una gatta della zona una notte avesse visto divampare un incendio e, svegliando tutti con i suoi miagolii acuti, avesse salvato le case e le vite degli abitanti. La gatta marmorea sul cornicione sarebbe dunque una testimonianza della gratitudine popolare.
Una variante di questo racconto ci parla di una bambina che stava per cadere dal cornicione e una gatta miagolante avrebbe fatto accorrere in soccorso la madre e sventato la tragedia. Anche in questo caso la collocazione sulla facciata dell’edificio celebrerebbe la memoria di un intervento salvifico.
Una leggenda più prosaica, e molto allettante, recita invece che la gatta punterebbe il suo sguardo proprio in direzione del luogo dove sarebbe nascosto un favoloso tesoro. In molti si chiedono se tale tesoro sia rimasto sotterrato… chissà...
Comunque sia la gatta in antichità faceva parte degli arredi marmorei del vicino tempio dedicato al culto di Iside. Era il tempio più grande e più importante tra quelli che a Roma ospitavano i culti egizi. Si tratta del cosiddetto Iseo Campense (Iseo di Campo Marzio), sorto alla fine dell’età repubblicana, osteggiato da Tiberio, ricostruito in forme grandiose sotto Domiziano, protetto da Adriano.
Fu uno degli ultimi templi pagani a resistere alla chiusura ordinata da Teodosio, durante i grandi conflitti religiosi. Texto de Un mondo d'arte
Texto 2:
Via della Gatta prende il nome dalla graziosa gatta di marmo in grandezza naturale rinvenuta nel vicino Tempio di Iside, animale sacro nella società egizia tanto che nel tempo divenne una vera e propria divinità identificata con la dea-gatta Bastet, inizialmente al pari di Sekhmet, la dea-leonessa della guerra e della violenza, poi divenuta nei secoli una figura protettiva nel pantheon egizio assumendo il ruolo di patrona della fertilità, della maternità e della vita domestica. La gatta in questione è situata sul primo cornicione di palazzo Grazioli ad angolo con Piazza Grazioli. Oltre a questa via, un tempo la gatta dava il nome anche alla suddetta piazza, prima che il duca Grazioli vi costruisse il suo palazzo. La tradizione vuole che la piccola statua sia stata posta qui in ricordo di una gatta che, avendo visto un bambino in pericolo sul cornicione del palazzo, miagolando abbia richiamato l’attenzione della madre che così riuscì a salvare il figlio prima che precipitasse nel vuoto. Su questa gatta si narra anche una misteriosa leggenda: nella direzione dove l’animale guarda dovrebbe essere sepolto un tesoro, ma nessuno finora è riuscito ad individuarlo né sarebbe facile cercarlo oramai tra le fondamenta dei palazzi. Texto de Roma Segreta.
Texto 3:
A pochi passi da Piazza Venezia a Roma, in via del Plebiscito, si trova il Palazzo Grazioli, che da qualche anno ha assunto una gran notorietà, al di là dei pregi architettonici, per essere stato scelto per un periodo di tempo come residenza romana di un noto esponente politico italiano.
Il Palazzo Grazioli è situato tra palazzo Doria-Pamphilj e palazzo Altieri, nel Rione Pigna (anticamente Campo Marzio) e venne costruito da Giacomo della Porta nel ‘500. Nel corso dei secoli il palazzo cambiò molte volte proprietà con conseguenti restauri anche radicali.
Il Palazzo Grazioli divenne la residenza dell’Ambasciatore d’Austria e poi dell’Infanta di Spagna, Maria Luisa di Borbone che vi morì nel 1824.
In seguito fu poi acquistato dal commendatore Vincenzo Grazioli, barone di Castelporziano e duca di Santa Croce di Magliano, che commissionò altri restauri terminati nel 1874, aggiungendo l’ala che s’affaccia su Piazza Grazioli (precedentemente Piazza della Gatta).
Sulla destra del Palazzo in Via del Plebiscito c’è una via chiamata Via della Gatta in quanto all’angolo con Piazza Grazioli sul cornicione marcapiano del palazzo, c’è la statua di un grazioso gatto.
La gatta di Via della Gatta proviene dagli scavi del Tempio di Iside e Serapide che si trovava in questa zona: L’Iseo Campense (campense in quanto si trovava al Campo Marzio).
L’Iseo Campense non era il tempio dedicato ad Iside più antico di Roma ma sicuramente il più grande ed inoltre sembra che in questo luogo il culto sia rimasto in piedi per molto tempo oltre i Decreti di Teodosio (391-392), almeno fino al V secolo.
La gatta (Dea Bastet) come noto era un animale sacro per gli Egizi, il suo trafugamento e l’esportazione fuori dal Regno veniva punito con la morte.
Nel nostro caso quindi stiamo parlando di una gatta sacra!
Dagli scavi nella zona di questo Tempio provengono anche altre sculture che ornavano l’ingresso al luogo di culto.
Le sculture ed obelischi del Tempio di Iside furono ritrovati alla fine del 1800 nella parte posteriore della Chiesa di S.Maria sopra la Minerva, a sua volta costruita sulle rovine dell’antico Tempio della Minerva Calcidica.
Tra le statue abbiamo quella conosciuta come Madama Lucrezia, una delle sei “statue parlanti” di Roma, l’unica figura femminile accanto a Pasquino, Marforio, Facchino, Abate Luigi, il Babuino (in realtà un satiro anziano) che tutti insieme costituivano “il congresso degli arguti”.
Madama Lucrezia come le altre cinque veniva usata per apporre cartelli, bigliettini, ovviamente nottetempo, per attaccare e irridere personaggi pubblici tra quelli più in vista nella Roma del XIV e XV secolo, compresi i Pontefici.
Si tratta di un busto gigantesco di epoca romana, alto circa 3 metri, attualmente posto su un basamento all’angolo tra il Palazzetto Venezia e la basilica di S. Marco, nell’omonima piazza.
La statua rappresenterebbe la divinità Iside-Sothis mentre per altri si tratterebbe in realtà di una sacerdotessa di Iside, così come il Piè di Marmo, gigantesco piede posto nella vicina via omonima, ne rappresenterebbe il caratteristico calzare.
Altri reperti provenienti dagli scavi del Tempio di Iside (Iseo Campense), sono il piccolo obelisco sull’elefantino della Minerva (il Pulcin della Minerva).
Questo obelisco insieme agli obelischi del Pantheon, di Dogali (a Piazza dei Cinquecento, a commemorazione dei soldati italiani caduti in quella battaglia in Eritrea) e quello di Boboli (che è a Firenze) proveniva dall’ Iseo Campense.
L’obelisco della Minerva venne posto da Gian Lorenzo Bernini sul dorso di un elefante di marmo.
La scultura dell’elefantino fu ispirata da un piccolo elefantino donato a Roma dalla Regina Cristina di Svezia qui in volontario esilio.
Tornando alla nostra gatta di Via della Gatta, la sua strana collocazione sul cornicione marcapiano fu oggetto di molte ipotesi e dicerie tra il popolino.
Si diceva che fosse stata collocata in quel posto da una mamma riconoscente poichè con il suo miagolio la nostra gatta aveva attirato la sua attenzione e così contribuito a salvare appena in tempo il suo pargolo in bilico sul cornicione.
Un’altra storia dice invece che il miagolio della gatta aveva svegliato gli abitanti in tempo per poter mettersi in salvo da un incendio.
Si diceva anche che nel posto dove si posava lo sguardo della gatta si sarebbe potuto trovare un tesoro. Per quanto se ne sa il tesoro non è stato ancora trovato ma poichè lo sguardo della gatta si posa sulla vicina Biblioteca Rispoli, probabilmente il tesoro è di altro tipo.
La nostra gatta sacra rappresentava l’antica divinità egizia Bastet, Dea della casa, della fecondità, delle donne, venerata e protetta nell’antico Egitto e, ovviamente anche a Roma tra i seguaci del culto di Iside e Serapide.
La gatta di Via della Gatta, così come anche il piccolo elefantino della Minerva, sono tra le numerosissime testimonianze del variegato mondo degli animali di marmo che popolano Roma. Texto do Lello's Blog.
Nota do blog: Data e autoria das imagens não obtidas.
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