sábado, 26 de junho de 2021

Mausoléu de Augusto, Campo de Marte / Mausoleo di Augusto, Campo Marzio, Roma, Itália









Mausoléu de Augusto, Campo de Marte / Mausoleo di Augusto, Campo Marzio, Roma, Itália
Roma - Itália
Fotografia

Il mausoleo di Augusto, anche noto come Augusteo, è un monumento funerario situato in piazza Augusto Imperatore, nel rione Campo Marzio, a Roma. Risalente al I secolo a.C., il mausoleo occupava una parte dell'area settentrionale dell'originario Campo Marzio romano e vi erano tumulati, oltre ad Augusto stesso, diversi membri della dinastia giulio-claudia. L'ultimo imperatore ad esservi seppellito fu Nerva.
Il mausoleo venne iniziato da Augusto nel 28 a.C. al suo ritorno da Alessandria d'Egitto (durante il suo sesto consolato), dopo aver conquistato l'Egitto tolemaico e aver sconfitto Marco Antonio nella battaglia di Azio del 31 a.C.. Fu proprio durante la visita ad Alessandria che ebbe modo di vedere la tomba in stile ellenistico di Alessandro Magno, probabilmente a pianta circolare, da cui trasse ispirazione per la costruzione del proprio mausoleo. I riferimenti all'ellenismo, oltre alle scelte politiche di Ottaviano, trovano conferma nella decisione di erigere una sepoltura dinastica simile sia a quella di Alessandro Magno che al mausoleo di Alicarnasso, costruito attorno al 350 a.C. in onore del re Mausolo e annoverato tra le sette meraviglie del mondo antico.
Il primo ad essere seppellito nel mausoleo di famiglia fu Marco Claudio Marcello, il nipote prediletto ed erede designato di Augusto, morto improvvisamente nel 23 a.C., seguito dalla madre di Augusto, Azia maggiore.
Vi furono tumulati poi il genero di Augusto, Marco Vipsanio Agrippa, il figlio adottivo Druso maggiore e i nipoti Lucio e Gaio Cesare. Lo stesso Augusto vi fu sepolto nel 14. Svetonio racconta che il corpo di Augusto venne trasportato da Nola (dove era morto) a Bovillae e poi a Roma. Ebbe due orazioni funebri: una di Tiberio davanti al tempio del Divo Giulio, l'altra di Druso minore, il figlio di Tiberio, dall'alto dei rostri antichi. Subito dopo i senatori lo portarono a spalla fino al Campo Marzio dove venne cremato. Un vecchio pretoriano giurò di aver visto salire al cielo il fantasma di Augusto, subito dopo la sua cremazione. I personaggi più influenti dell'ordine equestre, in tunica, senza cintura, a piedi nudi, deposero i suoi resti nel mausoleo a lui dedicato, fatto costruire tra la via Flaminia e la riva del Tevere durante il suo sesto consolato, avendo poi aperto al pubblico i boschetti e le passeggiate da cui era circondato. In seguito le ceneri dei suoi successori, della dinastia giulio-claudia, vennero qui deposte. Dopo Augusto vi furono seppelliti i nipoti Druso minore e Germanico, la moglie Livia Drusilla e il figlio adottivo e successivo imperatore Tiberio.
Nella sua Geografia, il geografo greco antico Strabone fornì una preziosa descrizione dell'edificio:
«Il più notevole [tra i monumenti] è il cosiddetto Mausoleo, un grande tumulo di terra, innalzato presso il fiume [Tevere] sopra un'alta base rotonda di marmo bianco, tutto ombreggiato da alberi sempre verdi, fino alla cima, sulla quale era la statua di Cesare Augusto, in bronzo dorato. E sotto quel tumulo vi erano le celle sepolcrali di lui, dei suoi parenti e degli amici più intimi. Dietro c'è un grande bosco sacro che offre splendide passeggiate. Nel mezzo del campo c'è un recinto, sempre di marmo bianco, costruito intorno al crematorio di Augusto, che ha una balaustra circolare in ferro ed all'interno ci sono dei pioppi.»
Caligola vi posò le ceneri della madre Agrippina e dei fratelli Nerone Cesare e Druso Cesare; in seguito vi furono portati i resti dell'altra sorella, Giulia Livilla, di Drusilla e di Caligola stesso. Nerone, come in precedenza la figlia di Augusto, Giulia maggiore, venne escluso dalla tomba dinastica e messo nel mausoleo della famiglia paterna, i Domizi Enobarbi.
Non è chiaro dove siano stati sepolti Vespasiano e Claudio ma è certo che l'ultimo tumulato nel mausoleo augusteo fu Nerva, nel 98. Il suo successore, Traiano, venne infatti cremato e le sue ceneri vennero poste in un'urna d'oro ai piedi della Colonna Traiana, mentre Adriano costruì un nuovo mausoleo, ciò che oggi è Castel Sant'Angelo, dove verranno poste le ceneri degli imperatori del II secolo.
Durante il Medioevo il luogo era soggetto alle inondazioni del Tevere, in data imprecisata gli obelischi egiziani posti all'ingresso crollarono a terra in pezzi e il monumento fu lentamente e sistematicamente spogliato dei rivestimenti marmorei e di pregio.
Nel corso del XII secolo la famiglia Colonna trasformò le strutture rimaste prima in roccaforte poi in giardino e vigna passando, nel XVIII secolo, ad anfiteatro e sala concerti con la realizzazione dell'anfiteatro Correa.
Durante il ventennio fascista, in particolare tra il 1936 e il 1940, le costruzioni che erano sorte attorno e a ridosso del mausoleo furono demolite e si portarono avanti i lavori di scoprimento dell'edificio, realizzati dall'Impresa Tudini & Talenti. La sistemazione urbanistica dell'area circostante il mausoleo, culminata nella realizzazione di piazza Augusto Imperatore nel 1938, fu progettata dall'architetto Vittorio Ballio Morpugo in ordine con il piano regolatore del 1931.
I primi restauri del complesso iniziarono nel 2008, concentrandosi maggiormente nella parte interna attraverso uno scavo stratigrafico che permettesse di delimitare la struttura originaria e portare quindi al recupero di quest'ultima. La prima fase del progetto vide la realizzazione di strutture temporanee per la sistemazione dei materiali archeologici, giacenti all'esterno della cella sepolcrale, e una serie di scavi che permise di elaborare, attraverso l'esame degli elementi rinvenuti, la ricostruzione dell'aspetto della struttura. Gli altri interventi furono mirati a consolidare le parti meno salde della struttura e alla messa in sicurezza dell'intera area in modo da poter valorizzare questo monumento antico.
Nel marzo 2014 è stato approvato dal consiglio comunale un intervento di restauro della piazza circostante con un intervento da 12 milioni di euro, volto a rinnovare la pavimentazione della piazza e ad installare nuove decorazioni e alberature oltre che una cavea per spettacoli.
Agli inizi del 2017 invece, la Fondazione TIM ha avviato un progetto per il restauro del monumento, realizzando un sito apposito per seguirne i progressi. Gli interventi si sono conclusi nel corso del 2020; come annunciato a dicembre 2020 dalla sindaca di Roma Virginia Raggi, il monumento è stato riaperto al pubblico il 1º marzo 2021, con visite esclusivamente su prenotazione e gratuite fino al successivo 21 aprile (Natale di Roma).
Il monumento, devastato da secoli di saccheggi e asportazione di materiali e definitivamente liberato dagli scavi solo nel 1936, con il suo diametro di 300 piedi romani (circa m 87), è il più grande sepolcro circolare che si conosca. La complessa struttura a piani sovrapposti è determinata da un basamento in travertino alto 12 metri e forse terminato in alto da un fregio dorico a metope e triglifi, sul quale poggia l'edificio circolare composto da sette anelli concentrici, collegati tra loro da muri radiali. Altre due linee di muri formavano una seconda serie di concamerazioni. Vi era infine il primo ambiente praticabile, al termine del lungo corridoio d'ingresso: un settore ad arco di cerchio, fronteggiato in origine da un muro di grande altezza e spessore rivestito di travertino, nel quale si aprivano due ingressi. Questo muro, conservato in piccola parte, costituisce certamente la sostruzione di un tamburo che doveva emergere dal tumulo, creando un secondo ripiano: siamo quindi di fronte ad una struttura complessa, a piani sovrapposti. Al di là del muro un corridoio anulare praticabile reggeva la cella anch'essa circolare, munita di un ingresso assiale e di tre nicchie simmetriche, in corrispondenza degli assi. Al centro un grande pilastro conteneva una stanzetta quadrata, che dovrebbe corrispondere alla tomba di Augusto, in significativa corrispondenza con la statua bronzea dell'imperatore che sorgeva alla sommità del pilastro.
Davanti all'ingresso furono posti i due pilastri con affisse le tavole bronzee sulle quali era incisa l'autobiografia ufficiale dell'imperatore (Res gestae divi Augusti) la cui copia, incisa sul tempio di Augusto e di Roma ad Ankara e in edifici di altre province, è giunta fino a noi.
Per figurarci il sepolcro com'era originariamente, immaginiamo una grande recinzione muraria intorno alla base, e, al di sopra, due o più tronchi di cilindro sovrapposti, contornati da colonne. Il tutto rivestito di marmo e culminante in una statua di Augusto Il mausoleo doveva trovarsi all'interno di grandi giardini voluti da Augusto e aperti a tutti.
I due obelischi in granito, portati dall'Egitto per ornare l'ingresso del mausoleo, sono stati successivamente riutilizzati e si trovano tuttora nella piazza del Quirinale e in quella dell'Esquilino. Quello di piazza del Quirinale proviene dalla demolizione, tra il 1772 e il 1776, del cinquecentesco Ospedale di San Rocco, a Ripetta. La tomba era ispirata a modelli orientali ed etruschi, che sulla sommità erano ricoperti di terra con piante sempreverdi. Alberi di cipresso sono stati piantati alla sommità nei recenti tentativi di restauro, ma il rudere rimane essenzialmente irriconoscibile, essendo stato assoggettato, nella sua lunga storia, a trasformazioni, forse più di qualunque altro monumento romano. Infatti è stato trasformato in fortezza, usato come cava di materiali, come vigneto, come arena per la corrida dei tori, come teatro e nell'Ottocento anche come ospizio per vecchie signore indigenti.
Nella seconda metà dell'800 fino al 1936, il Mausoleo di Augusto, noto ai romani come Teatro Augusto, fu usato come sala da concerto e sede principale della Orchestra di Santa Cecilia, tanto che furono lì eseguite centinaia e centinaia di opere, con la partecipazione dei principali musicisti dell'epoca contemporanea.
Quello che si vede attualmente all'interno del Mausoleo, le strutture di mattoni e le lapidi marmoree con i nomi dei Giulio-Claudii è gran parte frutto della ricostruzione degli anni trenta. È rimasto conservato nei musei capitolini il sepolcro originario di Agrippina Maggiore, perché veniva riutilizzato come misura per pesare i cereali.

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