quinta-feira, 7 de março de 2019

Origem das Cores Tricolores da Bandeira Italiana, Primeira Roseta Tricolor Italiana, 1794, Bolonha, Itália


Origem das Cores Tricolores da Bandeira Italiana, Primeira Roseta Tricolor Italiana, 1794, Bolonha, Itália
Bolonha - Itália
MEUS Museu Europeu dos Estudantes Bolonha
Objeto Histórico

Origem das cores da bandeira italiana:
Coccarda in tessuto tricolore, costituita da tre fasce di colore differente, in ordine, dall'interno verso l'esterno, rispettivamente verde, bianca e rossa.
Coccarda Tricolore impiegata nella sommossa organizzata il 14 novembre 1794, da Giovanni Battista De Rolandis e Luigi Zamboni, per rendere Bologna una città libera. Tale coccarda fu trasmessa dall'avvocato Aldini alla famiglia De Rolandis di Castell'Alfero.
Nel libro "Origine del Tricolore", di Ito De Rolandis, viene riportata anche la storia di questa coccarda: "Le coccarde venivano cucite a Canton dei fiori nel retrobottega dello Zamboni, dalla madre di Luigi, Brigida e dalla zia Barbara Borghi...La forma non era sempre uguale, a volte cucita a bottone, a volte coi nastri che le componevano lasciati liberi e penduli...Le più grandi sarebbero state consegnate ai capi della rivolta il giorno della sommossa, quelle più modeste ai gregari. I nastrini bianchi e rossi furono cuciti su un supporto di stoffa verde, oppure venivano appuntati in cerchio, a rosetta, o ancora intrecciati a bandoliera della sciabola. Disse Giovanni Battista De Rolandis: -Il 26 luglio 1789 il turchino ed il rosso, colori della città di Parigi, furono decretati colori nazionali, e ad essi fu unito il bianco in onore del Re. Così si composero le coccarde tricolori di Francia. Il bianco ed il rosso pure noi li abbiamo, sono i colori della città di Bologna, e gli stessi della città di Asti; uniamo ad essi il verde nel segno della speranza che tutto il popolo italiano segua la rivoluzione da noi iniziata, ed avremo la sacra coccarda dell'Italia risorta a nuova vita!"-.
Il 14/11/1794 Gian Battista De Rolandis e Luigi Zaniboni, studenti all’Università di Bologna, il primo in teologia e il secondo in legge, incitarono i bolognesi alla rivolta contro il governo papale,e guidarono la sommossa indossando una coccarda tricolore. I colori della coccarda furono mutuati dalla bandiera francese con il verde all’interno al posto del bleu,il bianco in mezzo e il rosso all’esterno, “per non far da scimmia alla Francia..”-dissero. Imprigionati furono rinchiusi nel carcere del Torrone a Bologna in attesa di processo. Il 18/08/1795 Luigi Zamboni fu trovato impiccato nella sua cella, mentre il De Rolandis giudicato dal Tribunale dell’ Inquisizione venne condannato a morte e impiccato il 23/04/1796. ( Papa Pio VI) Nei documenti della Repubblica Cispadana che il 07/01/1797 adottò a Reggio Emilia la bandiera tricolore a bande orizzontali –che è la prima bandiera italiana- si fa espresso riferimento alla coccarda indossata dagli studenti bolognesi nella rivolta del novembre 1794. L’avv. Antonio Aldini ,patriota, difese gli studenti bolognesi e a lui toccò portare la notizia della morte mediante impiccagione del De Rolandis ai familiari che erano di Castell’Alfero ( Asti) e come ricordo portò anche la coccarda tricolore da lui indossata. Ora la coccarda , di proprietà della famiglia De Rolandis,è conservata a Bologna dove quei fatti avvennero e città dello Zaniboni,nella teca di Napoleone al Museo degli Studenti dell’Università di Bologna, in Via Zaniboni 33 e vi resta da Ottobre ad Aprile quando viene riportata a Castell’Alfero per il Palio di Asti da dove ritorna scortata dai carabinieri.
Cronologia sull'origine del tricolore italiano:
· 13-14 novembre 1794 (24 brumaio anno III) - Bologna. Insurrezione di De Rolandis e Zamboni. Diffusione di manifestini e consegna di coccarde verdi bianche rosse.
· 18 maggio 1796 (29 fiorile anno IV) - Milano. Napoleone consegna alla "Guardia nazionale" uno stendardo con i colori verde bianco e rosso.
· 12 giugno 1796 (24 pratile anno IV) - Romagna. Bonaparte è accolto con bandiere e coccarde tricolori.
· 19 giugno 1796 domenica (1 messidoro anno IV) - Bologna. Bonaparte è festeggiato dalla popolazione con coccarde e vessilli. Il generale ordina la liberazione di tutti i prigionieri politici e che le ceneri di De Rolandis e Zamboni vengano onorate.
· 20 giugno 1796 (2 messidoro anno IV) - Bologna. Napoleone convoca il cardinale Legato Ippolito Vincenti, lo rimprovera per l'ignobile processo a De Rolandis e Zamboni e gli dà tre ore di tempo per andarsene.
· 22 giugno 1796 (4 messidoro anno IV) - Bologna. Napoleone elogia pubblicamente l'avvocato Antonio Aldini e lo chiama al Governo della Provincia.
· 5 luglio 1796 (17 messidoro anno IV) - Roma. Pio VI invita clero e cattolici a riconoscere la Repubblica ed il valore simbolico della coccarda.
· 9 ottobre 1796 (19 vendemmiaio anno V) - Milano. Napoleone consegna alla Legione Lombarda una bandiera tricolore con la stessa composizione delle coccarde della congiura De Rolandis e Zamboni.
· 11 ottobre 1796 (20 vendemmiaio anno V) - Milano. Napoleone affronta la questione del Tricolore nella storica lettera archiviata al numero 988 del volume "Nuovo epistolario" conservata a Parigi. Essa è indirizzata al Direttorio ed è vergata di proprio pugno. Nello scritto Bonaparte precisa perché per i colori nazionali della bandiera per la "Legione lombarda" ha scelto il verde, il bianco e il rosso. Il capoverso inizia con:
«Vous y trouverez l'organisation de la legion lombarde. Les couleurs nationales qu'ils ont adoptées sont le vert, le blanc e le rouge. Parmi les officiers......»
Il documento continua con un ordine diretto ad Antoine Christophe Saliceti. Comanda:
«...dovete organizzare a Bologna o a Modena un congresso di un centinaio di deputati degli stati di Ferrara, Modena, Bologna e Reggio Emilia, ma la mano francese non dovrà comparire ....»
Il Bonaparte ritiene che ciò sia compito del servizio segreto coordinato dal Saliceti stesso. Saliceti ha perso gli uomini che potevano aiutarlo in questa azione (De Rolandis, Zamboni, e gli altri studenti) ma secondo Napoleone egli deve ugualmente portare avanti l'operazione.
Essendo quella del Saliceti un'operazione segreta è evidente che Napoleone non nomina De Rolandis e Zamboni, ma dice semplicemente "ils", ossia quelli, "quei due". Un riferimento preciso un tal senso lo si trova nella lettera che De Rolandis, in fuga verso Covigliaio, manda a monsignor Campacci, direttore del Collegio della "Viola". Il giovane studente è spiaciuto di ciò che è accaduto. Il Campacci era molto ben voluto dai convittori. E "Zuanìn" gli domanda scusa. Ormai è consapevole del fallimento dell'iniziativa, ed aggiunge riferendosi all'abate Bausset ossia ad Antoine Christophe Saliceti:
«Ma se il cardinale ha le sue spie noi ne abbiamo altrettante, e ben più scaltre.»
Ecco uno stralcio del brano in questione:
«....poser fanatisme à fanatisme, et nous faire des amis des peuples qui, autrement,deviendraient nos ennemis acharnés.
Vous y trouverez l'organisation de la légion lombarde. Les couleurs nationales qu'ils ont adoptées sont le vert, le blanc et le rouge.
Parmi les officiers il ya beaucoup de Français; les autres sont des officiers italiens qui, depuis plusieurs année, se battent aver nous à l'armée d'Italie. Le chef de brigade est un nommé La Hoz, Milanais: il était aide de camp du général La Harpe; je l'avrais pris aver moi; il est connu des représentant qui ont été a l'armé d'Italie...
Vous trouverez ci-joint un manuscripte de l'organisation que je compte donner à la première légion italienne, A cet effet, j'ai écrit aux commissaires du Governement pour les gouvernant de Bologne, de Modena, de Reggio et de Ferrare aient à se réunir en congrès: cela se fera le 23, Je n'outblie rien de ce qui peut donner de l'energie è cette immense population et tourner les esprits en notre faveur, La Lègion Lombarde sera soldée, habilée, équipée par les Milanais, Pour subvenir à cette dépense, il foudra les autoriser à prendre l'argenterie del églises, ce qui vient à peu près à un million...»
(Tratto da "Corrispondance de Napoléon I... op.cit; Parigi, 1859, vol II, n. 1085)
· 17 ottobre 1796 (26 vendemmiaio anno V) Modena. Il Tricolore viene riconosciuto dalla Confederazione Cispadana, presieduta dall'avvocato Antonio Aldini, il difensore di De Rolandis, prossimo ad essere nominato Primo Ministro di Napoleone.
· 18 ottobre 1796 (27 vendemmiaio anno V) Bologna. La Congregazione dei magistrati e deputati aggiunti delibera che i colori per un vessillo nazionale debba essere verde bianco e rosso. Dice testualmente il documento interessato:
«Bandiera coi colori Nazionali»
«Richiesto quali siano i colori Nazionali per formarne una bandiera si è risposto il Verde, il Bianco, ed il Rosso.»
(Archivio di Stato di Bologna, Archivio napoleonico, I, Senato provvisorio, Atti dell'Assunteria di magistrati, b. 5, c. 542 “Bandiera con i colori nazionali” e sgg., 10 maggio 1796 - 30 ottobre 1796.)
È il primo vero atto in cui si decreta il vessillo nazionale, è datato il 18 ottobre 1796 ed è stato redatto dalla massima autorità in quel momento storico, ossia il Senato provvisorio di Bologna.
In questo stesso giorno a Modena si costituisce la Confederazione Cispadana con l'avvocato Antonio Aldini come presidente.
«Si decreta la costituzione della Confederazione Cispadana, e la formazione della Legione Italiana, le cui coorti debbono avere come bandiera il vessillo bianco rosso e verde. Si decreta.»
È ripetuto.
Dopo quello di Modena il secondo congresso tenuto dai deputati della Confederazione cispadana (Bologna, Ferrara, Modena e Reggio) si tenne a Reggio Emilia dal 27 dicembre 1796 al 9 gennaio 1797, allo scopo di sostituire l'autorità della Confederazione (che aveva un carattere puramente militare) con uno Stato unitario, esteso possibilmente alla Lombardia. Presenti 109 deputati su 110, nominati con elezione a triplice grado. Questa è considerata la prima assembra elettiva del Risorgimento. Nella compagine prevalse la corrente moderata repubblicana. Il 30 dicembre l'assemblea nominò la Repubblica Cispadana una ed indivisibile. Il 7 gennaio si affrontò il problema della bandiera.
· 6 gennaio 1797 (17 nevoso anno V) - Bologna. Manifestazione per onorare i due martiri.
· 7 gennaio 1797 (18 nevoso anno V) - Reggio Emilia. I parlamentari di Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia guidati dall'avvocato Antonio Aldini, riuniti in Municipio in quella che sarà chiamata "Sala del Tricolore" votano una mozione affinché
«si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti.»
(Il verbale della seduta è scritto da Giuseppe Compagnoni, in veste di segretario.)
· 21 gennaio 1797 (2 piovoso anno V) - Modena. Il Tricolore è decretato vessillo di Stato. Fatto ricordato da una lapide affissa cent'anni dopo al Palazzo Ducale il 21 gennaio 1897. È scritto:
«Il Congresso della Repubblica Cispadana - convocato in questo Palazzo il dì XXI gennaio MDCCXCVII - confermando le delibere di precedenti adunanze - decretò vessillo di Stato il Tricolore - per virtù d'uomini e di tempi - fatto simbolo dell'unità indissolubile della Nazione - In tal modo Modena vuole ricordare nel marmo il fausto avvenimento - lieto presagio ed arra agli italiani - di concordia nella libertà - XXI gennaio MDCCCXCVII.»
· 19 febbraio 1797 (1 ventoso anno V). Tolentino. Con l'armistizio di Bologna prima e con il trattato di Tolentino poi, viene tolta al potere temporale dei papi, e, come avevano auspicato Zamboni e De Rolandis, acquista una libertà propria, indipendente.
· 7 gennaio 1798 (18 nevoso anno VI) - Bologna. Con una cerimonia trionfale di coccarde tricolori vengono onorate le urne con le ceneri di De Rolandis e Zamboni issate sulla colonna della libertà. Vie e piazze di tutta la città sono imbandierate. Viene collocata una lapide sulla casa di Zamboni dove nel retrobottega di via Canton dei Fiori (posta a destra all'inizio dell'attuale via Indipendenza), la madre e la zia del martire prepararono coccarde e tracolle.
La Festa del Tricolore fu celebrata anche a Milano, Modena, Ferrara, e Reggio.
Il tentativo dello Zamboni e del De Rolandis, sia per la poca notorietà delle persone coinvolte che per lo scarso successo avuto, non ebbe subito grande eco, ma un particolare l'avrebbe reso famoso: l'ipotesi, che cominciò a circolare negli anni successivi, che in esso erano contenuti i colori nazionali italiani. Il primo ad attribuire questo merito a Zamboni e De Rolandis fu Giuseppe Ricciardi, che nel suo Martirologio italiano dal 1792 al 1847, testo edito nel 1860, ricostruisce il tentativo di insurrezione, dichiarando che:
«[...] molti fra gli altri congiurati erano, come lo Zamboni, dottori e studenti in legge [e che] venne da loro il color verde che mirasi nella bandiera italiana, avvegnaché, abborenti quali erano di ogni forestierume ed in ispece delle cose francesi, fermarono in una delle loro conventicole di sostituire il verde al turchino del famoso vessillo nazionale repubblicano»
(Giuseppe Ricciardi)
La notizia, secondo quanto dichiarato dal Ricciardi, gli era stata fornita a Londra da un testimone oculare dell'avvenimento precisando, in una lettera diretta ad Augusto Aglebert, di averla avuta «nel 1837 da un vecchio esule italiano parente del giudice inquisitore» del processo Zamboni-De Rolandis. Questa affermazione, passata quasi inosservata, fu ripresa nell'opuscolo dell'Aglebert pubblicato nel 1862 avente come titolo I primi martiri della libertà italiana e l'origine della bandiera tricolore o congiura e morte di Luigi Zamboni di Bologna e Gio. Battista De Rolandis di Castel d'Alfero presso Asti tra da documenti autentici e narrata da Augusto Aglebert. In questa opera l'Aglebert afferma che dagli atti del processo risulta che furono lo Zamboni e i suoi complici a creare «il palladio della libertà popolare e che a Bologna torna l'onore di aver data all'Italia il vessillo tricolore immortale dell'emancipata nazione», riportando le parole pronunciate dallo Zamboni nel proporre ai suoi compagni la nuova bandiera.
Gli studi che sostengono che la coccarda bolognese fosse realmente formata dai tre colori nazionali italiani si basano anche sulle testimonianze, al processo che coinvolse De Rolandis, di una delle donne che lavorò alla fabbricazione delle coccarde, Gertrude Nazzari, che confermò di aver ricevuto:
«[...] del cavadino verde e della roba bianca e rossa, da far delle rosettine della grandezza circa due volte di un baiocco di rame.»
(Gertrude Nazzari)
La madre di Zamboni confermò poi la presenza dei tre colori nella coccarda. Questa tesi per la quale la coccarda portata da De Rolandis e Zamboni avesse portato i colori nazionali è anche basata sul fatto che la coccarda bolognese, ispirata alle ideologie politiche della Rivoluzione francese, fosse stata volutamente cucita con la banda verde al posto del turchino per distinguerne chiaramente l'origine ed il simbolismo nazionale, oltre che il significato allegorico intrinseco, ovvero "giustizia, uguaglianza e libertà", concetti dichiarati esplicitamente da Giovanni Battista de Rolandis durante il secondo interrogatorio sostenuto davanti al tribunale dell'Inquisizione.
La tesi per la quale nella coccarda bolognese fossero contenuti i colori nazionali italiani fu dichiarata infondata, a dispetto dell'opinione generale, da Vittorio Fiorini: infatti (a differenza di quanto dichiarato dall'Aglebert) il Fiorini, negli atti relativi al processo, non trovò traccia della scelta dei colori verde, bianco e rosso quale simbolo della tentata insurrezione ma identificò, sui documenti, solo i colori dello stemma di Bologna, ovvero il bianco e il rosso, visto che il verde venne aggiunto sotto forma di fodera e quindi, secondo questa ipotesi, non volutamente:
«[...] i soli, del resto, che convenissero ad una impresa la quale – nonostante le esagerazioni dell'Aglebert – ebbe un carattere e fini quasi esclusivamente locali. Non si tratta della redenzione o libertà d'Italia, ma della Repubblica bolognese»
(Vittorio Fiorini)
L'ipotesi che a Bologna non fossero comparsi i tre colori nazionali è sposata anche da studi più recenti, che nella fattispecie sono stati compiuti da Umberto Marcelli e poi da Marco Poli. La congettura che sostiene che i tre colori utilizzati a Bologna non fossero quelli nazionali, dato che mancava il verde, aggiunto a parer loro non volutamente, si basa su quanto dichiarato dallo stesso Zamboni, durante il suo tentativo di difesa alle insistenze del magistrato Pistrucci per sapere se nelle coccarde fosse invece contenuto il color turchino (l'azzurro della bandiera francese):
«[...] di robbe che potessero formare alcun distintivo col color turchino, non mi ricordo che ne sia mai stata preparata di sorta veruna, anzi son certo, che fra noi quattro, cioè il De Rolandis, io, il Succi, ed il Sassoli era stato stabilito per massima principale di non mischiare verun altro colore con il rosso ed il bianco, e precisamente si era detto il torchino per non somigliare il terzo colore della Francia [...]»
(Luigi Zamboni)
La consegna di una di queste coccarde da parte dell'avvocato difensore Antonio Aldini alla famiglia De Rolandis è riportata nell'opera Origine del Tricolore di Ito De Rolandis; questa coccarda (presente sulla copertina dell'opera) si presenta come un tricolore verde-bianco-rosso, anche se lo stesso autore riporta in un'altra pagina che l'avvocato Aldini, durante l'inutile tentativo di salvare la vita a Giovanni Battista De Rolandis, avesse affermato durante il processo che le coccarde:
«[...] dovevano essere considerate solo come immagini dei colori di Bologna, bianco e rosso, e non Tricolore […] Se in molte coccarde i nastrini purpureo e candido anziché essere cuciti su un supporto verde, erano affiancati da un terzo nastrino pure verde, questo era dovuto ad una imperizia da parte di chi aveva confezionato le coccarde stesse»
(Antonio Aldini)

Nenhum comentário:

Postar um comentário