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OST - 1863
Il dipinto mostra garibaldini imprigionati dopo lo scontro, fra questi uno sta scrivendo sul muro il loro motto e "Viva Garibaldi".
Roma o
morte è la frase che,
secondo un orientamento oramai tendenzialmente convergente nella storiografia
risorgimentale, Giuseppe Garibaldi pronunciò in occasione del
discorso tenuto durante il raduno delle Camicie
Rosse a Marsala, il 19
luglio del 1862, annunciando la partenza dei volontari garibaldini dalla
Sicilia per la risalita della Penisola alla conquista di Roma, per la sua
liberazione dal potere temporale del Papa, pur dopo l'Unità d'Italia compiutasi un anno prima, il 17 marzo 1861, dopo la
conclusione della Seconda Guerra di Indipendenza e della successiva Spedizione dei Mille.
Dopo il rientro a
Caprera, successivamente alla conclusione della fase risorgimentale che fu
coronata con la proclamazione del Regno d'Italia, Garibaldi
continuò a meditare di organizzare una nuova spedizione che mettesse fine
all'anomalia del nuovo Stato, nel quale la città storicamente fondatrice della
civiltà di cui esso si proclamò degno erede non era ancora ricompresa
all'interno dei suoi confini. Per di più, Roma restava sotto la sovranità di
un'autorità ecclesiastica che rappresentava l'antitesi dei valori di libertà e
di indipendenza di cui il Risorgimento era stato
sino ad allora portatore e fautore (vedi anche: Questione romana).
Incoraggiati
inizialmente - in modo più o meno esplicito - dall'allora Primo Ministro Urbano Rattazzi, "un
gruppo di volontari guidati da Garibaldi mossero dalla Sicilia per risalire
verso Roma attraverso l'Italia meridionale".
Tuttavia, le
condizioni politiche internazionali fecero subito comprendere che l'intento di
Rattazzi avrebbe rischiato di mettere in seria difficoltà politico-diplomatica
il nuovo Stato e il suo Governo, soprattutto per la netta opposizione di Napoleone III, che da
sempre si era erto a difensore del diritto dello Stato Pontificio di mantenere
i suoi possedimenti a Roma e nel Lazio, anche in virtù del forte appoggio e
consenso sul quale la posizione di Napoleone III poteva contare nell'opinione
pubblica cattolica francese.
Sbarcate in
Calabria, le Camicie Rosse compresero sin da subito che non avrebbero potuto
contare sulla benevolenza dell'esercito regolare di Vittorio
Emanuele II (la stessa marina regia aveva cercato di impedirne,
invano, lo sbarco in Calabria), e che il Governo Rattazzi aveva addirittura
fatto marcia indietro rispetto alla iniziale linea politica di condiscendenza
verso l'iniziativa.
Fu così che si
arrivò al ben noto episodio dell'Aspromonte (Giornata
dell'Aspromonte), in Calabria, nel quale le truppe garibaldine
furono attaccate dall'esercito regolare e sbaragliate, mettendo così fine
all'impresa del Generale, e nel quale lo stesso Garibaldi venne ferito alla
coscia sinistra ed alla caviglia destra, riportando conseguenze che nel tempo
lo avrebbero costretto progressivamente alla deambulazione su di una sedia a
rotelle.
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